martedì 6 settembre 2011

Insegnamenti

Eccomi qua,

incredibile che mi venga in mente di aggiornare questo blog! Ho deciso di inserirci non solo i miei disegni, ma anche i testi, le riflessioni, citazioni che più mi piacciono o mi colpiscono. Altrimenti se non ha una morale a cosa serve? A nulla. Assolutamente nulla.

Per oggi non vi posto ancora il mio nuovo disegno anche se è pronto per essere mostrato io non sono pronta, non ancora per pubblicarlo. Quindi aggiungo un testo che mi ha fatto riflettere. Un testo del mio libro preferito, che continuamente rileggo quando penso che la vita è faticosa, che tutto va per il verso sbagliato e sarà sempre così. Mi aiuta sempre a sentirmi meglio, la cosa che più mi ha colpito è che non succede nulla di trascendentale, anzi, parla della vita, normalissima, scomoda, faticosa, ma meravigliosa, vita. Bene, ecco a voi la citazione scelta per oggi.

P. 138

'Contro il candore del cuscino spiccava un volto giovanissimo, composto: livide occhiaie cerchiavano gli occhi chiusi. Credette che dormisse fin quando quegli occhi scuri si spalancarono, fissandola con intensità. Occhi che parlavano, svelavano tante cose: supplica, vergogna, paura, speranza. Allora si chinò e d'impeto abbracciò quel corpo fragile senza una parola. Jane le serrò le braccia intorno al collo e, finalmente, si sciolse in lacrime.
'' Tutti sono tanto gentili con me'' singhiozzò Jane. ''Non lo merito: sono stata troppo cattiva.''
''Ora non stare a pensare, riposa e laciati accudire. La vita che hai condotto finora era troppo dura per te: in qualche modo riusciremo a renderla più facile e felice.'' assicurò Polli con la sua consueta dolcezza. Jane si asciugò le lacrime ma non allentò la stretta. ''Tu vivi qui?'' chiese.
''Sì. La signorina Mills mi ha dato in affitto una stanza in cima alle scale: vi ho portato una gatta e un canarino. I mobili sono pochi, ma con i miei fiori e il mio pianoforte misento come una regina: perchè non vieni a trovarmi, domani, se le scale non ti affaticano troppo? Io spesso sono sola, non ci sono altri giovani in questa casa con cui farsi reciprocamente compagnia.''
''Tu lavori di cucito?'' chiese timidamente la ragazza.
''No, insegno musica e sono in giro tutto il giorno a dare lezioni.''
''Magnifico! Devi essere molto felice: sei bella, piena di salute e te ne vai in giro a fare musica!'' disse Jane con un sospiro guardando con rispetto la bella mano morbida e ferma che stringeva la sua, così scarna.
Pronunciate dalla ragazza quelle parole colpirono profondamente Polly. Ma si, era tutto giusto: d'un tratto si sentì ricca, spensierata, al punto di chiedersi se fosse stata proprio lei la Polly che poco fa piangeva per non essere andata alla festa. Quei momenti furono più utili di lunghe prediche o di dotte letture; temeva solo di non poter condividere nel modo giusto l'abbondanza di cui godeva con quella povera creatura che non possedeva niente, salvo la vita che le era appena stata restituita.
Fissando quel viso cereo Polly fece un bilancio della sua vita: guardò in faccia le verità più amare, spazzò via le piccole vanità, i desideri futili. Seduta sulla sponda del letto ascoltò con attenzione la storia che Jane le narrava e che non avrebbe dimenticato mai più.
''Ora devi dormire'' disse ad un certo punto. ''Non piangere, non pensare, devi soltanto riposare; lascerò aperta la mia porta e suonerò per te una ninna nanna irresistibile: buonanotte.''
Non appena fu in camera il suo progetto di piangere sulle avversità di quel giorno si dileguò come nebbia al sole. Trovò che il cuscino era una nuvola e la sua stanza bella e accogliente, che il fuoco scoppiettava con insolita allegria nel caminetto, che le roselline appena sbocciate erano di un colore magico. Non si sentiva più la 'povera Polly', infelice e vilipesa ma, piuttosto, depositaria di tanta buona fortuna da non sapere come renderne grazie a sufficienza.
D'ora in poi si sarebbe data un gran daffare per aiutare il prossimo meno fortunato di lei. Ricordava ancora distintamente come l'aveva definita Jane: 'Bella, piena di salute, sempre in giro a fare musica.'
Giusto, questo poteva fare: impegnare tutte le sue doti per fare della vita una musica che rallegrasse anche gli altri.
Chiese a Dio un'anima retta, un cuore aperto e affettuoso, un altruismo sempre desto: con la grande speranza di essere esaudita.'

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